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5-Economie trasformative, patriarcato, modelli sociali e culturali
Il processo di mercificazione e di messa a valore dell'intera vita delle persone, nel suo superare l'antica divaricazione fra le attività umane, produzione economica e riproduzione sociale, tra attività manuali e attività relazionali, costringe i movimenti sociali che vi si oppongono a compiere il medesimo passaggio, approfondendo l'analisi e allargando lo sguardo alla molteplicità delle antinomie del modello liberista. E' in questo contesto che assume inedita rilevanza l'analisi e la pratica femminista che ha sempre impostato la propria riflessione teorica e pratica a partire dai corpi, dalle soggettività, dalle relazioni - dalla vita, appunto – e può indicare, non solo l'irriducibilità della stessa al dominio dei mercati, ma anche la pluralità dei terreni di liberazione dall'oppressione. Il pensiero femminista è, dunque, fondamentale per superare il paradigma dualistico patriarcale, della filosofia occidentale, quello che identifica un principio maschile legato allo spirito, alla libertà e alla cultura e un principio femminile legato al corpo, alla dipendenza, alla natura. L'annullamento fra sfere alte e sfere basse costituisce, allora, un passaggio fondamentale per ripensare l'economia e la società, a partire da una dimensione di vita basata sulla dipendenza, di matrice relazionale, degli uni/delle une dagli/dalle altri/altre e di tutti i viventi dall'ambiente. Una visione che, rovesciando la logica liberista, pone la cura, di sé, degli altri e dell'ambiente come le attività fondamentali dell'economia (restituita al suo significato etimologico di 'cura della casa'), mentre ricolloca denaro e finanza al ruolo di strumenti al servizio della stessa.
Come si inseriscono in questo contesto le esperienze e le pratiche delle economie trasformative?
Premessa
I filoni di lavoro, emersi nel primo incontro nazionale tenuto a Roma il 9 novembre 2019, sono stati brevemente descritti in modo che possano costituire le linee guida per gli incontri, le analisi e le discussioni che si terranno all'interno delle singole associazioni o negli eventi creati dalle reti locali in vista del FSMET. Sarebbe opportuno che ciascuna realtà o rete a seguito delle iniziative che realizzerà in questo senso si impegnasse a costruire un report di max 10.000 battute che restituisca il lavoro di analisi, di presentazione delle pratiche e, soprattutto, proposte di azioni in vista della compilazione di un'agenda mondiale, specificando il/i filoni sui quali verte il contributo.
Questi report costituiranno la base per un'ulteriore sintesi che dovrebbe rendere conto della riflessione nazionale sulle economie trasformative.
Tutti i vostri spunti e riflessioni devono esser inviate alla mail:[email protected]
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1 comment
Occorre superare la dicotomia fra lavoro produttivo (mercificato) e lavoro riproduttivo (gratuito).
E’ necessario cioè ridefinire il LAVORO per ciò che effettivamente è: “ogni attività umana capace di generare valore”.
Si tratta di considerare che il lavoro produttivo/retribuito (e cioè l’occupazione) è solo una delle forme possibili di LAVORO, riconoscendo (noi per primi) come LAVORO anche le attività di cura e riproduttive “non retribuite” per il grande valore che generano.
In questo senso il Gruppo Tematico Decrescita ed Economia del Movimento per la Decrescita Felice conduce da anni uno studio volto a analizzare prima e decentralizzare poi il ruolo del lavoro retribuito nella nostra società (www.decrescitafelice.it/2020/02/ridefinire-il-lavoro-per-liberarsi-della-necessita-della-crescita-infinita/).
Una presentazione di questa riflessione è contenuta nell’opuscolo VISIONE MDF PER O&L (http://www.decrescitafelice.it/wp-content/uploads/2020/02/Opuscolo-Visione-MDF-OL.pdf
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